La nuova "veste grafica" di Facebook non è il massimo, anzi. Va bene che i cambiamenti sono sempre difficili, ma in questo caso accettare il nuovo è quasi impossibile, anche perchè molte delle caratteristiche che rendevano piacevole ed immediata la prima pagina sono sparite (senza che apparissero molte cose utili, tipo le notizie se qualcuno scrive un messaggio nella bachecha o in un argomento di un gruppo).
Ma nella nuova 'homepage', con la nuova interfaccia sono anche arrivate nuove piccole rotture di palle incredibili come, ad esempio, la continua ed irriverente presenza di quiz idioti che gli amici si divertono a fare o, ancora peggio, l'incredibile faccia da sedere sporco di un tale Yao Ming (ma chi cazzo è?) che ti chiede di diventare suo fan. Quest'ultima, soprattutto, è sempre presente e irrimovibile quasi da mettere in secondo piano i problemi della nuova interfaccia.
Fortunatamente per chi ha cervello e usa Firefox (chi usa Microsoft Internet Explorer ha altri problemi da risolvere) la soluzione c'è e si chiama Greasemonkey... o meglio uno script per Greasemonkey.
Detto in parole povere, Greasemonkey è un plug-in per Firefox (magari esiste un porting anche per l'altro coso) che permette di personalizzare, attraverso degli 'script' le pagine web, aggiungendone funzionalità... in termini più tecnici, non fa altro che eseguire del codice javascript sulle pagine una volta ricevute. Grazie a questo sistema, molti programmatori hanno sviluppato degli script che migliorano la vita su Facebook focalizzando l'attenzione o sulle applicazioni o sulla navigabilità.
Due di questi script sono attualmente una vera e propria manna dal cielo per me. Il primo (Facebook Purity) rimuove quasi tutte le notifiche dei vari quiz ed applicazioni che i miei amici fanno. Il secondo (Facebook Ad Killer) rimuove dalle pagine tutti i riquadri pubblicitari (incluso il diventare fan di quel tizio). Grazie a questi due script, che possono anche essere modificati e migliorati, la mia homepage di Facebook è sicuramente più interessante e, soprattutto, non ho più l'orrore di leggere pubblicità assurde e spesso scritte in un italiano che rasenta quello parlato da Di Pietro.
Vi consiglio di darci un occhio e, se volete, contattatemi pure...
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martedì 31 marzo 2009
mercoledì 18 marzo 2009
Il tempo a volte è strano, la memoria non è da meno.
Lo ammetto: se qualcuno ad Ottobre, mentre compilavo i campi per l'iscrizione a Facebook mi avesse detto che un giorno lo avrei ringraziato, probabilmente ce lo avrei mandato... senza nemmeno farlo passare dal via. Eppure questa sera dopo aver parcheggiato la macchina, mentre camminavo in direzione del punto d'incontro, ammetto che l'ho pensato. "Grazie Facebook", grazie per essere riuscito a fare qualcosa che pensavo fosse impossibile, per essere riuscito a portare indietro le lancette del tempo, per avermi riportato a oltre 20 anni fa. Grazie.
Il Liceo è stato un periodo particolare della mia vita. Non avrei dovuto farlo a Milano, poichè per me erano già pronto un percorso differente, fatto di altre strade, più o meno quelle che avevano intrapreso i miei fratelli. Ma la morte improvvisa di mio padre aveva cambiato tutto, modificato ogni progetto, tanto che mia madre fece fatica a trovare un liceo così "tardi" e arrivai al Liceo Scientifico Cardinal Ferrari di Milano. 5 anni che mi hanno cambiato, che mi hanno trasformato, che mi hanno aiutato a superare un momento difficile. 5 anni iniziati in sordina, in una classe molto grande, che con il trascorrere degli anni è diventata sempre più 'magra', sempre meno numerosa. 5 anni ricchissimi di vita, di divertimento, di delusioni e gioie, di amici e di litigi, di compagni di classe e di professori. 5 anni che quando sono terminati si sono allontanati velocemente coperti dalle ambizioni e dai sogni di chi, finalmente, diventa 'maturo' e si sente, o meglio si crede, pronto ad affrontare il proprio futuro. Ma quei 5 anni, forse più di altri, mi sono rimasti nel cuore. I volti, le voci, i luoghi e i momenti... qualcosa è riuscito ad evadere, ma la maggior parte di cose è rimasta lì, nella mia testa e ogni tanto venivano fuori, richiamati da qualcosa di esterno. La mia mente ed il mio cuore non hanno mai voluto dimenticare quegli anni, perchè senza quegli anni non sarei quello che sono.
"[...] perchè la memoria è una compagna fantastica - stimolante, divertente, intrigante, magari a volte inquietante o addirittura così... perversa, per certi veri, ma sempre assolutamente straordinaria. [...] Per quale motivo io devo fare una fatica spaventosa, e sostanzialmente vana e inutile, per cercare di ricordarmi i principi della filosofia hegeliana piuttosto che aristotelica - ma anche semplicemente le date delle guerre puniche: non me le ricordo, non c'è niente da fare; mentre invece con la massima tranquillità, la massima scioltezza, riesco a sciorinare perfettamente a memoria, senza alcun dubbio, senza il minimo intoppo, di giorno e di notte, una serie praticamente infinita di stronzate? Com'è? [...]" (Lella Costa, 'Malsottile, Mezzo gaudio').
Quando mi sono presentato davanti al locale non ho fatto nessuna fatica a riconoscere Roberta... e quando ho visto un motociclista avvicinarsi ero sicuro fosse Stefano... quando la Patty è arrivata... no, non poteva che essere lei, come non ho fatto fatica a chiamare Francesco che non ci trovava all'interno del locale. I 5 anni del liceo non li posso dimenticare e il fatto che Facebook mi abbia aiutato a riallacciare dei rapporti che pensavo persi (anche per colpa mia, lo ammetto), non può che confermarmi che la tecnologia non è quel freddo mostro che i benpensanti cercano di far credere. Essere riusciti in poco tempo a organizzare l'incontro di stasera, anche se ristretto, è stato fantastico... sederci e parlare come se le tempo si fosse veramente fermato mischiare presente e passato come se il passato fosse ieri o, al massimo l'altro ieri...
Grazie ragazzi... ci si vede in classe domani... e non fate cazzate, che domani Bodini interroga.
Un pensiero...
Spesso sento dire che la vita di una persona è segnata sin dall'inizio... ma nonostante tanti segnali, faccio tanta fatica a credere a questa cosa, spinto dal mio materialismo galoppante, alla mia mentalità informatica che mi porta ad accettare solo quello che è spiegabile.
Eppure, se guardo dietro, forse... ma forse... qualcosa di vero c'è sul serio. Avrei mai incontrato Chikka? Avrei mai avuto Nicole?
Il Liceo è stato un periodo particolare della mia vita. Non avrei dovuto farlo a Milano, poichè per me erano già pronto un percorso differente, fatto di altre strade, più o meno quelle che avevano intrapreso i miei fratelli. Ma la morte improvvisa di mio padre aveva cambiato tutto, modificato ogni progetto, tanto che mia madre fece fatica a trovare un liceo così "tardi" e arrivai al Liceo Scientifico Cardinal Ferrari di Milano. 5 anni che mi hanno cambiato, che mi hanno trasformato, che mi hanno aiutato a superare un momento difficile. 5 anni iniziati in sordina, in una classe molto grande, che con il trascorrere degli anni è diventata sempre più 'magra', sempre meno numerosa. 5 anni ricchissimi di vita, di divertimento, di delusioni e gioie, di amici e di litigi, di compagni di classe e di professori. 5 anni che quando sono terminati si sono allontanati velocemente coperti dalle ambizioni e dai sogni di chi, finalmente, diventa 'maturo' e si sente, o meglio si crede, pronto ad affrontare il proprio futuro. Ma quei 5 anni, forse più di altri, mi sono rimasti nel cuore. I volti, le voci, i luoghi e i momenti... qualcosa è riuscito ad evadere, ma la maggior parte di cose è rimasta lì, nella mia testa e ogni tanto venivano fuori, richiamati da qualcosa di esterno. La mia mente ed il mio cuore non hanno mai voluto dimenticare quegli anni, perchè senza quegli anni non sarei quello che sono.
"[...] perchè la memoria è una compagna fantastica - stimolante, divertente, intrigante, magari a volte inquietante o addirittura così... perversa, per certi veri, ma sempre assolutamente straordinaria. [...] Per quale motivo io devo fare una fatica spaventosa, e sostanzialmente vana e inutile, per cercare di ricordarmi i principi della filosofia hegeliana piuttosto che aristotelica - ma anche semplicemente le date delle guerre puniche: non me le ricordo, non c'è niente da fare; mentre invece con la massima tranquillità, la massima scioltezza, riesco a sciorinare perfettamente a memoria, senza alcun dubbio, senza il minimo intoppo, di giorno e di notte, una serie praticamente infinita di stronzate? Com'è? [...]" (Lella Costa, 'Malsottile, Mezzo gaudio').
Quando mi sono presentato davanti al locale non ho fatto nessuna fatica a riconoscere Roberta... e quando ho visto un motociclista avvicinarsi ero sicuro fosse Stefano... quando la Patty è arrivata... no, non poteva che essere lei, come non ho fatto fatica a chiamare Francesco che non ci trovava all'interno del locale. I 5 anni del liceo non li posso dimenticare e il fatto che Facebook mi abbia aiutato a riallacciare dei rapporti che pensavo persi (anche per colpa mia, lo ammetto), non può che confermarmi che la tecnologia non è quel freddo mostro che i benpensanti cercano di far credere. Essere riusciti in poco tempo a organizzare l'incontro di stasera, anche se ristretto, è stato fantastico... sederci e parlare come se le tempo si fosse veramente fermato mischiare presente e passato come se il passato fosse ieri o, al massimo l'altro ieri...
Grazie ragazzi... ci si vede in classe domani... e non fate cazzate, che domani Bodini interroga.
Un pensiero...
Spesso sento dire che la vita di una persona è segnata sin dall'inizio... ma nonostante tanti segnali, faccio tanta fatica a credere a questa cosa, spinto dal mio materialismo galoppante, alla mia mentalità informatica che mi porta ad accettare solo quello che è spiegabile.
Eppure, se guardo dietro, forse... ma forse... qualcosa di vero c'è sul serio. Avrei mai incontrato Chikka? Avrei mai avuto Nicole?
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martedì 17 marzo 2009
IT non significa Ignoranza Tecnologica!
Premessa: non capisco molto di economia. E forse proprio a causa di questa mia dichiarata ignoranza faccio ancora molta fatica a capire il perchè nei periodi di crisi moltissime aziende sviluppino progetti di riduzione dei costi senza porre la dovuta attenzione anche sulle spese superflue dei loro IT.
La mia personale opinione sull'argomento è terribilmente cruda quanto vera: la stragrande maggioranza di chi dirige l'IT non ha il coraggio di fare scelte fuori dal branco, ma preferisce sedersi su nomi famosi per avere il deretano protetto qualora qualcosa andasse male. Questo denota, però, una scarsissima conoscenza (e allo stesso tempo voglia di conoscere) di quello che la tecnologia ed il mercato offrono.
Mi ricordo, tanti anni fa, il direttore di un IT che cercava di spiegarmi come mai lui avesse deciso di passare dai PC di una sottomarca a quelli di un brand famoso e poichè per ogni suo punto trovavo una risposta adeguata che smontava la sua tesi, fu costretto alla fine ad ammettere che la scelta gli rendeva la vita più semplice in quanto se qualcosa fosse andato storto nessuno, dall'alto, avrebbe potuto obiettare la sua scelta.
Forse molti non lo ammetteranno, ma la pensano esattamente allo stesso identico modo ed è questa è la vera causa per cui spesso ci si trova in azienda ad avere dei costi esagerati per dei servizi (interni) che potrebbero essere molto più economici se progettati, costruiti e sviluppati con intelligenza e con la giusta apertura mentale... tanto, qualora ci sia un periodo di crisi... basta dare un piccolo taglio al personale e il gioco è fatto.
L'esempio più semplice ed immediato è Microsoft Office che ha un costo terribilmente esagerato se confrontato con quello di Open Office che è bene o male la stessa identica cosa. L'unico punto a favore della suite di Microsoft è la presenza di Access, che è a un livello superiore dell'equivalente di Open Office, ossia Base. Ma per il resto sono perfettamente equivalenti soprattutto se si considera che nel 95% dei casi chi utilizza la suite ne utilizza al massimo un 10%, forse 15%. Già solo l'eliminazione del costo delle licenze di questo prodotto porterebbe un sensibile risparmio in termini di costi annuali, a cui vanno poi aggiunti i risparmi di su possibili software aggiuntivi come quello per realizzare file in formato PDF che è integrato all'interno di Open Office. E ho, volutamente, tralasciato l'eventuale riduzione del quantitativo di dati 'salvati' sui vari sistemi (un documento Word è, senza motivo, un mangiaspazio).
Altro discorso è quello della posta dove esistono sia soluzioni gratuite che a pagamento, ma sempre meno costose della soluzione Exchange che viene solitamente scelta non tanto per reale conoscenza di quello che il mercato offre, ma perchè, esattamente come nel caso di Office, viene reputata uno standard dagli ignoranti. Spesso nessuno però considera che la soluzione Microsoft richiede 2 differenti canali di spesa: la prima è il puro costo del software e degli aggiornamenti/licenze annuali, la seconda è l'insieme di tutte quelle spese aggiuntive necessarie per far funzionare il sistema: costo dell'hardware (e per Exchange servono server ad alte prestazioni), l'energia elettrica che viene consumata per farlo andare e per tenerlo in temperatura, il team che deve stare dietro all'intero sistema (se non altro per le continue applicazioni di patch). E qui, però, non c'è affatto una soluzione gratuita perchè i sistemi free e Open Source richiederebbe comunque una manutenzione da parte di qualche sistemista (non necessariamente più limitata che quella di Exchange), richiederebbe dell'hardware (certamente meno costoso e potente) che comunque richiede energia elettrica sia per il funzionamento che per il condizionamento. L'importanza per la posta di un servizio sempre attivo e di facile utilizzo (per non parlare di integrazione con il resto del mondo) viene risolta da Google for Apps il servizio di Google (appunto) basato sulla tecnologia di GMail, che avrebbe il solo costo annuale, garantendo un servizio sempre attivo senza necessità di personale interno alla sua manutenzione, senza spese di hardware (acuisto e licenze e, soprattutto, servizi di supporto immediato on-site) e dell'energia elettrica necessaria al suo funzionamento... un unico costo annuale per un fior di servizio che include calendario, servizi SMS di notifica, servizi per i cellulari e, allo stesso tempo, un alto numero di servizi di "collaborazione" (instant messaging, condivisione documenti e video) che permetterebbo al team di lavorare anche meglio... tutte cose che Microsoft fa pagare o come plug-in del proprio Exchange o tramite software esterni.
Forse bisognerebbe, proprio nei periodi di crisi, avere il coraggio di rischiare di più e guardare bene e con attenzione, quali cordoni ombelicali marci possono essere tagliati... senza che questo significhi perdere la qualità dei servizi.
E se ci si rende conto che questo lo sta facendo anche Obama nella sua amministrazione, forse è veramente il caso di meditarci sopra!
La mia personale opinione sull'argomento è terribilmente cruda quanto vera: la stragrande maggioranza di chi dirige l'IT non ha il coraggio di fare scelte fuori dal branco, ma preferisce sedersi su nomi famosi per avere il deretano protetto qualora qualcosa andasse male. Questo denota, però, una scarsissima conoscenza (e allo stesso tempo voglia di conoscere) di quello che la tecnologia ed il mercato offrono.
Mi ricordo, tanti anni fa, il direttore di un IT che cercava di spiegarmi come mai lui avesse deciso di passare dai PC di una sottomarca a quelli di un brand famoso e poichè per ogni suo punto trovavo una risposta adeguata che smontava la sua tesi, fu costretto alla fine ad ammettere che la scelta gli rendeva la vita più semplice in quanto se qualcosa fosse andato storto nessuno, dall'alto, avrebbe potuto obiettare la sua scelta.
Forse molti non lo ammetteranno, ma la pensano esattamente allo stesso identico modo ed è questa è la vera causa per cui spesso ci si trova in azienda ad avere dei costi esagerati per dei servizi (interni) che potrebbero essere molto più economici se progettati, costruiti e sviluppati con intelligenza e con la giusta apertura mentale... tanto, qualora ci sia un periodo di crisi... basta dare un piccolo taglio al personale e il gioco è fatto.
L'esempio più semplice ed immediato è Microsoft Office che ha un costo terribilmente esagerato se confrontato con quello di Open Office che è bene o male la stessa identica cosa. L'unico punto a favore della suite di Microsoft è la presenza di Access, che è a un livello superiore dell'equivalente di Open Office, ossia Base. Ma per il resto sono perfettamente equivalenti soprattutto se si considera che nel 95% dei casi chi utilizza la suite ne utilizza al massimo un 10%, forse 15%. Già solo l'eliminazione del costo delle licenze di questo prodotto porterebbe un sensibile risparmio in termini di costi annuali, a cui vanno poi aggiunti i risparmi di su possibili software aggiuntivi come quello per realizzare file in formato PDF che è integrato all'interno di Open Office. E ho, volutamente, tralasciato l'eventuale riduzione del quantitativo di dati 'salvati' sui vari sistemi (un documento Word è, senza motivo, un mangiaspazio).
Altro discorso è quello della posta dove esistono sia soluzioni gratuite che a pagamento, ma sempre meno costose della soluzione Exchange che viene solitamente scelta non tanto per reale conoscenza di quello che il mercato offre, ma perchè, esattamente come nel caso di Office, viene reputata uno standard dagli ignoranti. Spesso nessuno però considera che la soluzione Microsoft richiede 2 differenti canali di spesa: la prima è il puro costo del software e degli aggiornamenti/licenze annuali, la seconda è l'insieme di tutte quelle spese aggiuntive necessarie per far funzionare il sistema: costo dell'hardware (e per Exchange servono server ad alte prestazioni), l'energia elettrica che viene consumata per farlo andare e per tenerlo in temperatura, il team che deve stare dietro all'intero sistema (se non altro per le continue applicazioni di patch). E qui, però, non c'è affatto una soluzione gratuita perchè i sistemi free e Open Source richiederebbe comunque una manutenzione da parte di qualche sistemista (non necessariamente più limitata che quella di Exchange), richiederebbe dell'hardware (certamente meno costoso e potente) che comunque richiede energia elettrica sia per il funzionamento che per il condizionamento. L'importanza per la posta di un servizio sempre attivo e di facile utilizzo (per non parlare di integrazione con il resto del mondo) viene risolta da Google for Apps il servizio di Google (appunto) basato sulla tecnologia di GMail, che avrebbe il solo costo annuale, garantendo un servizio sempre attivo senza necessità di personale interno alla sua manutenzione, senza spese di hardware (acuisto e licenze e, soprattutto, servizi di supporto immediato on-site) e dell'energia elettrica necessaria al suo funzionamento... un unico costo annuale per un fior di servizio che include calendario, servizi SMS di notifica, servizi per i cellulari e, allo stesso tempo, un alto numero di servizi di "collaborazione" (instant messaging, condivisione documenti e video) che permetterebbo al team di lavorare anche meglio... tutte cose che Microsoft fa pagare o come plug-in del proprio Exchange o tramite software esterni.
Forse bisognerebbe, proprio nei periodi di crisi, avere il coraggio di rischiare di più e guardare bene e con attenzione, quali cordoni ombelicali marci possono essere tagliati... senza che questo significhi perdere la qualità dei servizi.
E se ci si rende conto che questo lo sta facendo anche Obama nella sua amministrazione, forse è veramente il caso di meditarci sopra!
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martedì 10 marzo 2009
La zappa sui piedi di Microsoft...
All'inizio volevo parlare di quel simpatico cialtrone di Travaglio, ma questo sarebbe come dare alla sua ultima uscita fin troppa importanza e così, gironzolando in rete, ho scovato, grazie a slashdot, un post piuttosto interessante che tratta di come, in Irlanda, Microsoft si stia dando da sola la zappa sui piedi.
La storia è molto semplice. Microsoft non vende i propri prodotti (sistema operativi, software e le varie tipologie di licenze) alle aziende in modo diretto, ma lo fa tramite i MCP (Microsoft Certified Partners), ossia vende il prodotto al partner che lo rivende poi al proprio cliente. Quando le cose vanno bene questo dovrebbe portare un beneficio sia al partner che a Microsoft. Ma ultimamente in Irlanda (come credo in quasi tutto il mondo) le cose stanno andando piuttosto male e questo porta molte aziende o a chiudere o a continuare con problemi che portano a non riuscire a pagare il proprio conto con il partner Microsoft che, però, fa un discorso tanto elementare quanto crudo che più o meno suona così: "tu hai un contratto con noi e uno con loro. Il fatto che loro non ti paghino non significa che tu non debba pagare noi"... discorso che, a dire il vero, è assolutamente corretto e non fa una piega. In fondo Microsoft è una società che deve avere l'obiettivo di guadagnare e di far felice gli azionisti.
Ma il periodo storico che stiamo vivendo, forse, richiederebbe un po' più di attenzione e di apertura mentale, soprattutto dopo che i dati economici di Microsoft hanno sì visto una diminuzione degli utili... ma sempre di utili di diversi mioni di dollari si tratta. Certo, è molto difficile associare il concetto di "apertura mentale" a Microsoft, ma loro hanno sempre dimostrato attenzione solo verso il business e questo atteggiamento non serve proprio a nulla. Oltretutto, proprio in questi giorni, per radio passa spesso una pubblicità sugli sconti che questa società propone alle aziende italiane... bah.
Ma come tutte le cose, anche questa vicenda ha un lato positivo. Leggendo il post si evince che alcuni MCP stanno finalmente valutando e decidendo di abbandonare il mondo Microsoft per rivolgersi al mondo Open Source, che è in grado di fornire prodotti di livello equivalente, se non superiore, a quelli di Microsoft. Un cambio di business che li trasformerebbe in veri e propri consulenti che non sarebbero più costretti a fornire per contratto del software Microsoft, quasi sempre pesante, poco innovativo e troppo chiuso, ma potrebbero finalmente fornire soluzioni che risolvono i reali problemi e le reali necessità dei loro clienti.
Magari questo succederà anche in Italia... la speranza è l'ultima a morire.
La storia è molto semplice. Microsoft non vende i propri prodotti (sistema operativi, software e le varie tipologie di licenze) alle aziende in modo diretto, ma lo fa tramite i MCP (Microsoft Certified Partners), ossia vende il prodotto al partner che lo rivende poi al proprio cliente. Quando le cose vanno bene questo dovrebbe portare un beneficio sia al partner che a Microsoft. Ma ultimamente in Irlanda (come credo in quasi tutto il mondo) le cose stanno andando piuttosto male e questo porta molte aziende o a chiudere o a continuare con problemi che portano a non riuscire a pagare il proprio conto con il partner Microsoft che, però, fa un discorso tanto elementare quanto crudo che più o meno suona così: "tu hai un contratto con noi e uno con loro. Il fatto che loro non ti paghino non significa che tu non debba pagare noi"... discorso che, a dire il vero, è assolutamente corretto e non fa una piega. In fondo Microsoft è una società che deve avere l'obiettivo di guadagnare e di far felice gli azionisti.
Ma il periodo storico che stiamo vivendo, forse, richiederebbe un po' più di attenzione e di apertura mentale, soprattutto dopo che i dati economici di Microsoft hanno sì visto una diminuzione degli utili... ma sempre di utili di diversi mioni di dollari si tratta. Certo, è molto difficile associare il concetto di "apertura mentale" a Microsoft, ma loro hanno sempre dimostrato attenzione solo verso il business e questo atteggiamento non serve proprio a nulla. Oltretutto, proprio in questi giorni, per radio passa spesso una pubblicità sugli sconti che questa società propone alle aziende italiane... bah.
Ma come tutte le cose, anche questa vicenda ha un lato positivo. Leggendo il post si evince che alcuni MCP stanno finalmente valutando e decidendo di abbandonare il mondo Microsoft per rivolgersi al mondo Open Source, che è in grado di fornire prodotti di livello equivalente, se non superiore, a quelli di Microsoft. Un cambio di business che li trasformerebbe in veri e propri consulenti che non sarebbero più costretti a fornire per contratto del software Microsoft, quasi sempre pesante, poco innovativo e troppo chiuso, ma potrebbero finalmente fornire soluzioni che risolvono i reali problemi e le reali necessità dei loro clienti.
Magari questo succederà anche in Italia... la speranza è l'ultima a morire.
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mercoledì 28 gennaio 2009
Il governo USA open-source... yes, they can!
Il giorno della cerimonia di insediamento di Obama come 44° Presidente degli Stati Uniti avevo trovato poco opportuno che quella cerimonia fosse costata intorno ai 150 milioni di dollari, contro i circa 70 del suo predecessore Bush, in un periodo storico, come questo, contraddistinto da una grossa e pesante crisi economica. Un paio di giorni dopo, però, ecco che Obama ha fatto qualcosa che, al contrario, ho trovato estremamente opportuna, una cosa, tra l'altro, che dovrebbero fare tutti i governi e tutte le aziende: guardare seriamente alle tecnologie e ai prodotti open source. Per chi, come me, ha seguito questa campagna facendo molta attenzione all'aspetto tecnologico, quella notizia (ho riportato quella della BBC, ma numerosi blog americani trattavano l'argomento) è, senza dubbio, estremamente interessante e, soprattutto, rispetta in toto il "we have a dream" di Obama.
Il sunto dell'articolo (su, dai, so che ci speravi) è piuttosto semplice: uno dei più grandi e rispettati leader del business informatico Scott McNealy, co-fondatore di Sun Microsystem, ha ricevuto dalla nuova amministrazione Obama la richiesta di preparare un documento che tratti proprio della possibilità di utilizzare tecnologie e prodotti open source per il governo degli Stati Uniti. Questo, secondo McNealy come riportato nell'articolo, è ovvio in quanto l'open source è sicuramente più conveniente e efficiente del software 'proprietario', in quanto nulla è dovuto a Microsoft, IBM, Oracle o qualsivoglia produttore.
L'articolo analizza poi alcuni comportamenti e promesse di Obama per considerare che questo tipo di attenzione da parte di questa amministrazione non solo si integra perfettamente con la volontà di tagliare spese inutili, ma è anche in linea con la filosofia della sua campagna elettorale.
L'argomento open source è per chi lavora e vive nel mondo informatico un argomento molto delicato, spesso causa di lunghe e dolorose discussioni. Da una parte c'è un conservativismo che sfocia in una pochissima propensione al cambiamento (per loro drastico), dall'altra c'è una maggiore apertura dovuta alla consapevolezza che debba essere l'informatica a doversi plasmare alle necessità e non il contrario.
I primi, solitamente, puntano il dito sulla serie di problemi che, a loro parere, comporta l'utilizzo di soluzioni open source e lo stesso articolo riporta che secondo Gartner (società di ricerca) non esiste un vero e proprio risparmio. A questo si dovrebbe poi aggiungere le solite frasi come "manca il supporto" (che sfocia in "quando chi sviluppa smette... tu che fai?") o "ma come lo integriamo con i nostri sistemi" o, peggio, "ma chi mi garantisce la qualità?".
Al contrario, i secondi amano evidenziare che poter contare su una tecnologia aperta permette di usufruire dei miglioramenti che l'intera community apporta alla tecnologia stessa è un grosso vantaggio soprattutto per i tempi di reazione, così come la possibilità di una personalizzazione quasi totale, che permette di avere quello che serve, nel modo che si ritiene più opportuno.
Io, ovviamente, appartengo alla categoria di persone che, in maniera consapevole, preferisce le soluzioni open source. E non parlo del softwarino gratuito che installo sul portatile.
Sono consapevole che open source non significa "gratis", ma significa "investimento sul futuro". Sono consapevole che open source non significa dire "io odio Microsoft o IBM o Oracle o SAP", ma significa capire che questi vendor non scrivono il software per te, ma lo scrivono per l'intero mondo... e che quello che c'è è solo quello che vedi: se non vedi una cosa ma ne vedi una simile, dovrai adattare la tua necessità per poterla usare. Sono consapevole che il rischio che una tecnologia open source venga abbandonata, ma può succedere (ed è successo più volte) anche con i prodotti non open source... e in quel caso in mano non hai che una scatola ed un manuale e non il codice sorgente. E per questo sono anche consapevole che la scelta della giusta soluzione open source deve essere una scelta fatta con criterio, non usando il primo che capita, ma valutando le diverse e numerosi opzioni in base ad una serie di parametri (oltre che alla libera circolazione dei neuroni).
Se Obama sarà in grado di affrontare questo nel modo migliore, il risparmio ci sarà, ma ci sarà anche lavoro e, soprattutto, ci sarà una vera e propria amministrazione aperta e pronta ai grossi cambiamenti che si prevedono nei prossimi anni. Se Obama sarà in grado di raggiungere questo obiettivo, magari anche altri paesi, nel mondo, capiranno che i soldi dei contribuenti possono essere spesi meglio.
Se Obama farà questo... avrà realizzato il sogno di tutti coloro che intelligentemente vogliono che l'informatica sia a loro servizio e non il contrario.
Il sunto dell'articolo (su, dai, so che ci speravi) è piuttosto semplice: uno dei più grandi e rispettati leader del business informatico Scott McNealy, co-fondatore di Sun Microsystem, ha ricevuto dalla nuova amministrazione Obama la richiesta di preparare un documento che tratti proprio della possibilità di utilizzare tecnologie e prodotti open source per il governo degli Stati Uniti. Questo, secondo McNealy come riportato nell'articolo, è ovvio in quanto l'open source è sicuramente più conveniente e efficiente del software 'proprietario', in quanto nulla è dovuto a Microsoft, IBM, Oracle o qualsivoglia produttore.
L'articolo analizza poi alcuni comportamenti e promesse di Obama per considerare che questo tipo di attenzione da parte di questa amministrazione non solo si integra perfettamente con la volontà di tagliare spese inutili, ma è anche in linea con la filosofia della sua campagna elettorale.
L'argomento open source è per chi lavora e vive nel mondo informatico un argomento molto delicato, spesso causa di lunghe e dolorose discussioni. Da una parte c'è un conservativismo che sfocia in una pochissima propensione al cambiamento (per loro drastico), dall'altra c'è una maggiore apertura dovuta alla consapevolezza che debba essere l'informatica a doversi plasmare alle necessità e non il contrario.
I primi, solitamente, puntano il dito sulla serie di problemi che, a loro parere, comporta l'utilizzo di soluzioni open source e lo stesso articolo riporta che secondo Gartner (società di ricerca) non esiste un vero e proprio risparmio. A questo si dovrebbe poi aggiungere le solite frasi come "manca il supporto" (che sfocia in "quando chi sviluppa smette... tu che fai?") o "ma come lo integriamo con i nostri sistemi" o, peggio, "ma chi mi garantisce la qualità?".
Al contrario, i secondi amano evidenziare che poter contare su una tecnologia aperta permette di usufruire dei miglioramenti che l'intera community apporta alla tecnologia stessa è un grosso vantaggio soprattutto per i tempi di reazione, così come la possibilità di una personalizzazione quasi totale, che permette di avere quello che serve, nel modo che si ritiene più opportuno.
Io, ovviamente, appartengo alla categoria di persone che, in maniera consapevole, preferisce le soluzioni open source. E non parlo del softwarino gratuito che installo sul portatile.
Sono consapevole che open source non significa "gratis", ma significa "investimento sul futuro". Sono consapevole che open source non significa dire "io odio Microsoft o IBM o Oracle o SAP", ma significa capire che questi vendor non scrivono il software per te, ma lo scrivono per l'intero mondo... e che quello che c'è è solo quello che vedi: se non vedi una cosa ma ne vedi una simile, dovrai adattare la tua necessità per poterla usare. Sono consapevole che il rischio che una tecnologia open source venga abbandonata, ma può succedere (ed è successo più volte) anche con i prodotti non open source... e in quel caso in mano non hai che una scatola ed un manuale e non il codice sorgente. E per questo sono anche consapevole che la scelta della giusta soluzione open source deve essere una scelta fatta con criterio, non usando il primo che capita, ma valutando le diverse e numerosi opzioni in base ad una serie di parametri (oltre che alla libera circolazione dei neuroni).
Se Obama sarà in grado di affrontare questo nel modo migliore, il risparmio ci sarà, ma ci sarà anche lavoro e, soprattutto, ci sarà una vera e propria amministrazione aperta e pronta ai grossi cambiamenti che si prevedono nei prossimi anni. Se Obama sarà in grado di raggiungere questo obiettivo, magari anche altri paesi, nel mondo, capiranno che i soldi dei contribuenti possono essere spesi meglio.
Se Obama farà questo... avrà realizzato il sogno di tutti coloro che intelligentemente vogliono che l'informatica sia a loro servizio e non il contrario.
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mercoledì 21 gennaio 2009
Le lezioni di marketing di Microsoft e del Milan.
In questo mese credo di aver assistito a 2 grandi lezioni di marketing, che nonostante fossero parzialmente involontarie (soprattutto nel secondo esempio), hanno sortito l'effetto degno di una costosa e fantastica campagna pubblicitaria. Ma andiamo per gradi e preparatevi... è un post lungo!
Il mondo del calcio ricorderà Lunedì 19 Gennaio 2009 come il Kakà-day... per una volta non a causa di qualche impresa sul campo. Per l'intera giornata, infatti, non si è parlato d'altro che dell'incredibile offerta del Manchester City (di non ricordo quale sceicco), del si di crapa-pelata Galliani e del padre-procuratore del giocatore, del no di Kakà e della telefonata di Berlusconi all'immortale palla al piede del giornalismo calcistico Biscardi. Ma a mente fredda, ho visto l'intera vicenda sotto un aspetto differente.
Ultimamente il Milan stava perdendo un po' di importanza e presenza mediatica, nonostante l'arrivo di Beckam e non solo a causa di una stagione molto inferiore alle aspettative. Allo stesso tempo i tifosi milanisti (e ne conosco tanti) mostravano un po' di malumore siao per l'atteggiamento societario poco attento sia per il poco interesse di Berlusconi verso la sua squadra (magari perchè è impegnato a fare qualcosa un pelo più importante).
In questo quadretto familiare ecco che arriva lo sceicco che ha comperato una squadra inglese, che decide che per vincere bisogna prendere il meglio sul mercato (da interista bastava che contattasse Moratti per capire che non è proprio così che funziona) e fa una mega offerta per Kakà... si parla di 100, 110, 120, 150 milioni. Con queste cifre quello che penso sia successo è che Berlusconi ha detto a Galliani di andare avanti... e mentre questa trattativa proseguiva (pubblicamente in segreto) la tifoseria milanista si scatenava in difesa del gioiello brasiliano generando ancora più attenzione ed interesse. Tutti i media, non solo quelli sportivi, iniziano a trattare l'argomento, lasciando quasi in secondo piano le preparazioni dell'imminente insediamento del primo presidente americano di colore (in Italia è cosa da poco davanti al calcio). Tutto viene gestito con maestria. Per l'intera giornata le notizie trapelano con una frequenza calcolatra, piano piano, seguendo una perfetta sinusoide: va, non va, ma si che va, ma no, rimane, ma oramai va. Nel frattempo fioccano interviste a chiunque, dall'opinionista che deve sempre aprire bocca al politico, dall'esperto o pseudo-tale allo stilista o ex-grandefratellino di turno, mentre i siti che parlano di calcio e in particolare di calciomercato ricevono un numero incredibile di visite. E quando tutti sono oramai in trepida attesa della "triste" notizia, ecco che scatta l'ora Berlusconi che telefona in diretta tv e comunica quanto ammirevole sia Kakà che ha deciso di seguire il cuore e rimanere nel Milan, rinunciando ad uno stipendio miliardario.
Un vero capolavoro!
Il caso Microsoft, al contrario, è forse più casuale ma notevolmente più interessante. Windows Vista è stato un vero e proprio disastro che sin dalla sua nascita ha seriamente scalfito l'immagine del colosso Microsoft: è uscito notevolmente in ritardo rispetto alle date che venivano spesso modificate a causa di non si sa bene quali problemi. Si presentava come il sistema operativo che prometteva di essere la porta d'ingresso al futuro, dando risposte ai grandi difetti dei Windows precedenti, primi fra tutti la sicurezza e la facilità d'uso, il tutto accompagnato da una campagna pubblicitaria veramente affascinante ("wow"). Ma, come tutti sanno, il risultato è stato l'esatto opposto. Non ho mai incontrato un utente di Vista che non avesse qualcosa di cui lamentarsi e che fosse anche minimamente contento; nessuna società (seria) ha voluto rischiare di introdurlo; i numerosissimi problemi e i numeri contrastanti selle vendite hanno avuto un grande eco sui media.
Poi è stato annunciato Windows 7, un po' in sordina all'inizio, ma che piano piano ha iniziato a imporre la sua presenza sino all'uscita, all'inizio di Gennaio 2009, della versione beta. Ed ecco il miracolo di marketing di Microsoft che, grazie all'aiuto di molta stampa amica e prima degli utenti fedelissimi e poi di quelli esasperati, ha presentato Windows 7 mettendolo a confronto sul lato tecnologico prestazionale, funzionale e qualitativo con il vecchio XP, più vecchio di 8 anni (secoli, informaticamente parlando) e sul lato temporale con Vista (vecchio solo di un paio d'anni). Insomma tutti coloro che lo hanno provato sono rimasti impressi in maniera positiva dagli incredibili miglioramenti rispetto a XP in un paio d'anni. E questo sta già dando i suoi frutti dal punto di vista dell'immagine.
Grandi!
Non so quanto gli espertoni di marketing possano essere d'accordo con me (e francamente non mi interessa minimamante). Certo è che il buon marketing o, meglio, il perfetto marketing non è necessariamente quello studiato a tavolino, ma è, a mio modesto parere, la capacità di sfruttare al meglio gli avvenimenti negativi per ribaltarli a totale favore, sapendo abilmente sfruttare l'ingenuità del 95% della popolazione mondiale.
Sotto questo aspetto il marketing diventa affascinante... ed il fatto che a dirlo sia un informatico e il il fatto che state leggendo queste ultime righe... significa che in fondo anche voi ne siete rimasti colpiti.
Il mondo del calcio ricorderà Lunedì 19 Gennaio 2009 come il Kakà-day... per una volta non a causa di qualche impresa sul campo. Per l'intera giornata, infatti, non si è parlato d'altro che dell'incredibile offerta del Manchester City (di non ricordo quale sceicco), del si di crapa-pelata Galliani e del padre-procuratore del giocatore, del no di Kakà e della telefonata di Berlusconi all'immortale palla al piede del giornalismo calcistico Biscardi. Ma a mente fredda, ho visto l'intera vicenda sotto un aspetto differente.
Ultimamente il Milan stava perdendo un po' di importanza e presenza mediatica, nonostante l'arrivo di Beckam e non solo a causa di una stagione molto inferiore alle aspettative. Allo stesso tempo i tifosi milanisti (e ne conosco tanti) mostravano un po' di malumore siao per l'atteggiamento societario poco attento sia per il poco interesse di Berlusconi verso la sua squadra (magari perchè è impegnato a fare qualcosa un pelo più importante).
In questo quadretto familiare ecco che arriva lo sceicco che ha comperato una squadra inglese, che decide che per vincere bisogna prendere il meglio sul mercato (da interista bastava che contattasse Moratti per capire che non è proprio così che funziona) e fa una mega offerta per Kakà... si parla di 100, 110, 120, 150 milioni. Con queste cifre quello che penso sia successo è che Berlusconi ha detto a Galliani di andare avanti... e mentre questa trattativa proseguiva (pubblicamente in segreto) la tifoseria milanista si scatenava in difesa del gioiello brasiliano generando ancora più attenzione ed interesse. Tutti i media, non solo quelli sportivi, iniziano a trattare l'argomento, lasciando quasi in secondo piano le preparazioni dell'imminente insediamento del primo presidente americano di colore (in Italia è cosa da poco davanti al calcio). Tutto viene gestito con maestria. Per l'intera giornata le notizie trapelano con una frequenza calcolatra, piano piano, seguendo una perfetta sinusoide: va, non va, ma si che va, ma no, rimane, ma oramai va. Nel frattempo fioccano interviste a chiunque, dall'opinionista che deve sempre aprire bocca al politico, dall'esperto o pseudo-tale allo stilista o ex-grandefratellino di turno, mentre i siti che parlano di calcio e in particolare di calciomercato ricevono un numero incredibile di visite. E quando tutti sono oramai in trepida attesa della "triste" notizia, ecco che scatta l'ora Berlusconi che telefona in diretta tv e comunica quanto ammirevole sia Kakà che ha deciso di seguire il cuore e rimanere nel Milan, rinunciando ad uno stipendio miliardario.
Un vero capolavoro!
Il caso Microsoft, al contrario, è forse più casuale ma notevolmente più interessante. Windows Vista è stato un vero e proprio disastro che sin dalla sua nascita ha seriamente scalfito l'immagine del colosso Microsoft: è uscito notevolmente in ritardo rispetto alle date che venivano spesso modificate a causa di non si sa bene quali problemi. Si presentava come il sistema operativo che prometteva di essere la porta d'ingresso al futuro, dando risposte ai grandi difetti dei Windows precedenti, primi fra tutti la sicurezza e la facilità d'uso, il tutto accompagnato da una campagna pubblicitaria veramente affascinante ("wow"). Ma, come tutti sanno, il risultato è stato l'esatto opposto. Non ho mai incontrato un utente di Vista che non avesse qualcosa di cui lamentarsi e che fosse anche minimamente contento; nessuna società (seria) ha voluto rischiare di introdurlo; i numerosissimi problemi e i numeri contrastanti selle vendite hanno avuto un grande eco sui media.
Poi è stato annunciato Windows 7, un po' in sordina all'inizio, ma che piano piano ha iniziato a imporre la sua presenza sino all'uscita, all'inizio di Gennaio 2009, della versione beta. Ed ecco il miracolo di marketing di Microsoft che, grazie all'aiuto di molta stampa amica e prima degli utenti fedelissimi e poi di quelli esasperati, ha presentato Windows 7 mettendolo a confronto sul lato tecnologico prestazionale, funzionale e qualitativo con il vecchio XP, più vecchio di 8 anni (secoli, informaticamente parlando) e sul lato temporale con Vista (vecchio solo di un paio d'anni). Insomma tutti coloro che lo hanno provato sono rimasti impressi in maniera positiva dagli incredibili miglioramenti rispetto a XP in un paio d'anni. E questo sta già dando i suoi frutti dal punto di vista dell'immagine.
Grandi!
Non so quanto gli espertoni di marketing possano essere d'accordo con me (e francamente non mi interessa minimamante). Certo è che il buon marketing o, meglio, il perfetto marketing non è necessariamente quello studiato a tavolino, ma è, a mio modesto parere, la capacità di sfruttare al meglio gli avvenimenti negativi per ribaltarli a totale favore, sapendo abilmente sfruttare l'ingenuità del 95% della popolazione mondiale.
Sotto questo aspetto il marketing diventa affascinante... ed il fatto che a dirlo sia un informatico e il il fatto che state leggendo queste ultime righe... significa che in fondo anche voi ne siete rimasti colpiti.
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giovedì 15 gennaio 2009
Mi sentivo irrealizzato... ora so di potercela fare!
Voglio essere onesto. Pensavo che con la vicenda Salvini le preoccupazioni che ci impedivano di dormire fossero state tutte superate. Oggi, però, ho letto una notizia che effettivamente mi ha fatto tirare un grosso respiro di sollievo e che i permetterà di affrontare il futuro conscio che qualcosa di grosso è cambiato... e credo di poter confermare a tutto il mondo che possiamo, finalmente, considerarci realizzati!
A cosa mi riferisco? Naaa, non fate quelli che non lo sanno, perchè non è possibile che non sappiate quale evento di importanza mondiale è accaduto!
Ancora non capite? Strano, davvero molto strano... perchè lo stesso Corriere della Sera ha riportato la notizia con l'enfasi che si riserva a tutto ciò che può cambiare il nostro futuro: la prima foto ufficiale di Obama presidente degli USA è stata fatta con una macchina fotografica digitale.
Non ho parole. E' una notizia così importante da sbatterla in prima pagina e dedicarci cos' tanto spazio?
E' bello come l'informatica e la tecnologia siano mistrattate a tal punto da essere esaltate o denigrate a seconda della necessità editoriale... spesso da qualcuno che non ha ben presente di cosa si stia parlando.
La fotografia digitale è oramai alla portata di tutti (persino la mia Nicole, 3 anni e 7 mesi, ha la sua macchina fotografica digitale)... c'è da meravigliarsi, semmai, del fatto che solo ora la foto di un presidente è stata fatta in digitale. bah!
PS: piccola nota per sottolineare l'ignoranza informatica del Corriere della Sera. Leggete questo divertentissimo post dal blog di Attivissimo.
A cosa mi riferisco? Naaa, non fate quelli che non lo sanno, perchè non è possibile che non sappiate quale evento di importanza mondiale è accaduto!
Ancora non capite? Strano, davvero molto strano... perchè lo stesso Corriere della Sera ha riportato la notizia con l'enfasi che si riserva a tutto ciò che può cambiare il nostro futuro: la prima foto ufficiale di Obama presidente degli USA è stata fatta con una macchina fotografica digitale.
Non ho parole. E' una notizia così importante da sbatterla in prima pagina e dedicarci cos' tanto spazio?
E' bello come l'informatica e la tecnologia siano mistrattate a tal punto da essere esaltate o denigrate a seconda della necessità editoriale... spesso da qualcuno che non ha ben presente di cosa si stia parlando.
La fotografia digitale è oramai alla portata di tutti (persino la mia Nicole, 3 anni e 7 mesi, ha la sua macchina fotografica digitale)... c'è da meravigliarsi, semmai, del fatto che solo ora la foto di un presidente è stata fatta in digitale. bah!
PS: piccola nota per sottolineare l'ignoranza informatica del Corriere della Sera. Leggete questo divertentissimo post dal blog di Attivissimo.
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