Lo ammetto, essere per una volta d'accordo con Travaglio un po' mi fa venire l'orticaria, ma è l'eccezione che conferma la regola, ossia che anche quelli come lui ogni tanto ne azzeccano una.
Dopo aver letto un po' in giro i commenti ad alcuni pezzi della nuova legge sulle intercettazioni, devo ammettere che ci sono una marea di problemi che, in tutta probabilità, mettono a rischio la sicurezza stessa di noi cittadini e questo, francamente, è tutt'altro che positivo.
Posso capire che ci sia una buona fetta di magistrati che preferisce la televisione al proprio lavoro, che preferisce fare polemiche pubbliche piuttosto che portare avanti le indagini nella tranquillità dell'anonimato, che preferisce fornire all'amico politico informazioni sulle indagini sul figlio al posto di fare il proprio dovere, che preferisce commentare con note politiche di parte l'operato di questo o quel governo, al posto di portare avanti il proprio compito in maniera super partes o che preferisce passare sottobanco i testi di qualche telefonata durante le indagini, al posto di tenersele per te. E' ovvio che la feccia c'è anche nella magistratura ma, fortunatamente non ce n'è così tanta.
Il problema della intercettazioni non è nelle intercettazioni in sè, ma nell'uso mediatico che ne viene fatto, ma non dai magistrati, per i quali si assume che quel materiale sia parte della loro indiagine, ma da quella marea di gente che difendendosi dietro quel grosso scudo della santa informazione utilizza testi di intercettazioni per scopi personali o, peggio, politici. Il problema delle intercettazioni non esisterebbe se non ci fosse il problema del loro vergognoso uso da parte della stampa e dei campioni del 'taglia e cuci' (Travaglio ha una cattedra sull'argomento). Il problema delle intercettazioni non sarebbe nemmeno nato se non ci fossero i giornalisti disonesti.
Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per le indagini e limitarne l'uso è, a mio parere, totalmente sbagliato. I magistrati dovrebbero avere mano libera nel loro utilizzo al fine di portare avanti le indagini, trovare i colpevoli e condannarli. Se durante una intercettazione vengono a conoscenza di un altro reato, ecco che lo dovrebbero perseguire. Punto. Nessuna limitazione (fermo restando qualche controllo su quei magistrati che ne richiedono a quintalate, per indagini che non portano a nulla).
Ma, allo stesso tempo, rendere penale il reato di diffusione dei testi di qualsiasi intercettazione prima che il reato sia passato in giudicato (si dice così?)... se una sola parola di una sola intercettazione appare su un giornale, il giornalista deve essere punito con la galera. Punto. Oltretutto la pubblicazione di una o più frammenti di intercettazioni mette a rischio la stessa indagine, mette a rischio la stessa ricerca della verità.
I giornalisti, compresi quelli che si credono dei messia (quindi anche Travaglio), devono piantarla di sputtanare chiunque utilizzando intercettazioni, convincendo l'opinione pubblica della colpevolezza delle persone: questo non è il loro compito, non è il loro ruolo. Una persona è condannata solo dopo l'ultimo grado di giudizio, non perchè lo hanno deciso dei giornalisti da 4 soldi, giocando su testi di intercettazioni che non dovrebbero avere. Il giornalista ha il dovere di cronaca, non il dovere di imporre agli altri il proprio pensiero, gestire l'informazione a proprio vantaggio o a vantaggio di un proprio "padrone".
Se ci fosse una proposta di legge in questa direzione sarei orgoglioso del governo che l'ha fatta. Ma la lobby dei giornalisti non permetterà mai che la parola correttezza e la parola giustizia entri nel loro vocabolario. Il potere di sputtanare e di poter controllare gli altri è una droga.
PS: se volete parlare di qualsiasi cosa senza il pericolo di intercettazioni, leggete questo simpatico articolo!