venerdì 30 aprile 2010

Ma Aldo Grasso crede di essere Dio

30 Aprile 2010, Aldo Grasso è autore di un "editoriale" dal titolo "Fabio Caressa crede di essere Messi"... e proprio dopo averlo letto ho scelto il titolo di questo post.

Lo so, chi fa il critico televisivo spesso cade nell'atteggiamento del Dio che giudica i buoni e i cattivi, soprattutto chi questo lavoro lo fa bene, molto bene. Aldo Grasso appartiene a questa categoria, è un grandissimo critico e forse, proprio per questo, ogni tanto cade in questi articoli che contengono sia incredibili imprecisioni, sia una scarsa conoscenza dell'argomento, così come un po' di sana ipocrisia, fino al punto di porsi la domanda... "ma l'avrà vista tutta la partita con Caressa?"

Il primo "appunto" è proprio dovuto ad una imprecisione. Aldo Grasso spiega l'origine dell'"effetto Pelagatti", citando in poche righe una vecchissima barzelletta. Scrive "Pelagatti è un soldato cui il caporale deve annunciare la morte dei genitori; il caporale ordina ai soldati con genitori viventi di fare un passo avanti, per poi prendersela con Pelagatti che è rimasto al suo posto".
Sig. Grasso, lei l'ha riletta questa frase prima di mandarla in pubblicazione? Se fosse come la racconta lei, il soldato Pelagatti sarebbe già conscio del fatto che i propri genitori sono morti. Quindi nel racconto o il caporale ordina ai soldati con i genitori morti di fare un passo avanti e poi se la prende con Pelagatti perchè è rimasto al suo posto, oppure ordina ai soldati con i genitori vivi di fare un passo avanti e poi se la prende con Pelagatti perchè lui si è mosso. Non è difficile!

Io non sono più abbonato Sport e Calcio Sky a causa della scarsissima capacità di Sky di essere cortesi con i propri vecchi abbonati e l'unica cosa che rimpiango sono proprio le telecronache di Caressa. Io capisco benissimo che un critico colto come Aldo Grasso non si possa abbassare a conoscere il calcio e tutto quello che ci gira intorno (televisivamente parlando) con precisione, ma certo è che questo avrebbe aiutato a comprendere qualcosa di più. Già, perchè Fabio Caressa è cento, mille volte superiore come capacità e come conoscenza del calcio rispetto a quel Gianni Cerqueti che risulta essere il miglior telecronista Rai e una telecronaca di Caressa è un inno al calcio, quella di Cerqueti è un inno alla noia.
Fabio Caressa, quando commenta una partita del campionato italiano non parteggia per nessuno, se non per il bel gioco, evidenziando proprio tutto quello che rende il calcio bello. Che sia Ronaldinho, Eto'o, Del Piero, Totti, Lavezzi (e potrei continuare), se è in campionato, ne verrà esaltato il gesto. Perchè il calcio è fatto da gesti atletici e spesso sono proprio le emozioni di questi gesti che lo rendono spettacolare e che possono arrivare a far ripagare il prezzo di un biglietto. In campo internazionale, però, Fabio Caressa sfodera un ammirevole campanilismo per le squadre italiane e nazionali... lo stesso campanilismo già dimostrato in occasione dei mondiali del 2006, quelli vinti (non si sa bene come) dall'Italia: tutti si ricordano le urla "Kannavaro" o "non può andare sempre bene" o quello che ne disse quando vide il gesto di Zidane in finale. Eppure nessuno (tantomeno Lei, dott. Grasso) criticò quielle telecronache. Nessuno. Così come nessuno (tantomeno Lei, dott. Grasso) osò criticare Giampiero Galeazzi quando fece la storica telecronaca degli Abbagnale che vogavano verso un meritatissimo oro olimipico... una telecronaca da infarto... così come nessuno (tantomeno Lei, dott. Grasso) osò criticare il telecronista (non ricordo il nome, me ne scuso) che commentava l'arrivo in solitaria di Alberto Cova alle olimpiadi di Los Angeles urlando "Ma chi se ne frega del tempo, è medaglia d'oro".


La telecronaca di Caressa regala quello che quel sig. Cerqueti della Rai non è assolutamente capace di dare... emozioni... emozioni ed onestà. Giocava una squadra italiana e giocava per accedere alla finale del trofeo più importante in Europa. E criticare giocatori che si buttavano per terra con le mani al volto e che le spostavano per vedere cosa succedeva credo fosse normale, così come è normale lasciarsi andare all'emozione finale...

Una piccola nota: la frase "Cazzuola e spatola, il muro dell’Inter si chiama Samuel" è una citazione legata al soprannone "The Wall" (il muro) con cui il giocatore è universalmente conosciuto. Ah... Fabio Caressa è tifoso romanista, a dimostrazione che l'onestà e la professionalità e la bravura vanno ben oltre il tifo.